FILIPPO BRUNELLESCHI: UOMO DI INGEGNO

FILIPPO BRUNELLESCHI: UOMO DI INGEGNO

IL LIBRO

LA CUPOLA DEL BRUNELLESCHI. La nascita avventurosa di un prodigio dell’architettura e del genio che lo ideò

di Ross King, prima edizione italiana: Rizzoli, 2001

Il libro, il cui titolo originale è “Brunelleschi’s Dome. The Story of the Great Cathedral in Florence“, è stato pubblicato in lingua originale per la prima volta nel 2000.

Il sottotitolo svela già una trama e la narrazione del testo, perché la costruzione della cupola fiorentina, come ben sappiamo, è stata una vera e propria avventura per il Brunelleschi. Si tratta di un prodigio di tecnica costruttiva, che ha sancito la nascita del cantiere moderno e ha ispirato molte costruzioni nei secoli a venire.

La narrazione si snoda lungo tutto il Quattrocento, raccontando le vicende storiche, personali e costruttive che si sono susseguite attorno al cantiere di Santa Maria del Fiore a partire dal 1418, anno in cui l’Opera del Duomo bandì un concorso per il progetto della famosa cupola: “Chiunque desideri progettare un modello per la volta della cupola principale della cattedrale –per l’armatura, impalcatura o altro, o qualsiasi strumento di sollevamento pertinente alla costruzione e al perfezionamento di detta cupola o volta (…) potrà farlo…”, cita il bando. Si trattava, come diremmo oggi, di proporre il progetto esecutivo, su disegno dell’architetto Neri di Fioravante Fioravanti.

Il risultato è a tutti noto, almeno agli addetti ai lavori e a chi, per percorso di studi o interesse personale, ha approfondito la storia dell’architettura e dell’arte.

Il libro è uno spaccato di vita e della società Quattrocentesca, minuzioso e dettagliato, con una approfondita ricerca e citazione delle fonti, sia dal punto di vista della tecnica del costruire, sia delle attività del Brunelleschi, sia dal punto di vista biografico e dei rapporti umani.

Ne esce un primordiale piano dell’organizzazione del cantiere, di cui il Brunelleschi è stato il precursore: un direttore dei lavori, diremmo oggi, e capocantiere perfezionista, quasi maniacale nell’organizzazione delle attività, con una grande attenzione non solo alla tecnica costruttiva, ma soprattutto alla sicurezza degli operai. Sembra che lungo tutto il tempo di realizzazione della cupola gli incidenti mortali siano stati due o tre, percentuale risibile se paragonata alle altezze e agli strumenti disponibili all’epoca. 

L’autore descrive minuziosamente gli studi brunelleschiani e la costruzione delle “macchine” da lui inventate per il sollevamento, lo spostamento e le lavorazioni dei materiali. Sono descritte accuratamente la tecnica costruttiva della cupola e le scelte tecnologiche, mettendo a confronto le fonti storiche e bibliografiche.

La narrazione diventa interessante soprattutto laddove si sofferma sulla descrizione dei protagonisti dell’epoca, non solo il Brunelleschi, ma i suoi contemporanei e i collaboratori: il passaggio sul carattere sanguigno del Donatello, l’ammirazione di Michelangelo per la cupola, le citazioni dell’Alberti. I passaggi più interessanti sono sui rapporti con l’Opera del Duomo, con il suo avversario storico, il Ghiberti, con il quale fu costretto a lavorare fianco a fianco; i rapporti difficili con gli assistenti di cantiere, storici del tempo, che tentarono in tutti i modi di screditarlo per farlo destituire dall’incarico.

Ne esce un ritratto assolutamente contemporaneo della professione di architetto: le invidie dei colleghi, gli intrighi delle corporazioni per fermarlo, le invenzioni (poi brevetti) rubati e copiati, i gossip e le maldicenze di paese. E’ anche il ritratto di un genio solitario, un illusionista, come è stato definito per alcune delle soluzioni tecniche adottate, un uomo che ha dovuto difendersi tutta la vita dagli intrighi di potere e dai presunti colleghi, riuscendoci quasi sempre. Filippo visse sufficientemente a lungo da vedere la posa della prima pietra della Lanterna del Duomo, nel 1446.

Sulla sua tomba, all’interno del Duomo, vi è scritto “Ingenii Viri Philippi Brunelleschi”, “uomo di ingegno” quindi, non architetto.

Il libro si legge tutto d’un fiato, un saggio storico e di architettura comprensibile da chiunque, dall’uomo della strada all’architetto, allo storico dell’arte ed al ricercatore più minuzioso.

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